La parola all'esperto: Lisa Vergnani

26.12.2019

Buongiorno a tutti, oggi il team del Blog del Purosangue vi propone un' interessante riflessione sul rapporto tra cavaliere e cavallo di Lisa Vergnani. Buona lettura.


Ciao a tutti, mi chiamo Lisa Vergnani, ho 20 anni e sono istruttrice di monta western e della Scuola Italiana di Horseman, dipartimento dell'International Horseman Academy.
La mia storia con i cavalli é iniziata tardi rispetto alla maggior parte degli altri cavalieri. Avevo infatti già compiuto 13 anni quando iniziai a cavalcare un pony (santo) della scuola in un maneggio tradizionale. Lo feci per 3 mesi, poi fui costretta ad interrompere e ripresi solo alla fine del 2013. Allora, conobbi la cavalla che mi cambiò la vita.  Andai nel maneggio privato di un mio amico che mi affidò una cavallina piccola, brutta, magra e con un pessimo carattere, di nome Lil Big Fire. Dire che non mi piacque é dire poco. Ci odiammo per un annetto buono in cui provammo ad ammazzarci a vicenda, ma, piano piano, scoprimmo di essere necessarie l'una all'altra: entrambe sole, abbandonate ed escluse... Nessuno credeva in noi. Buffo come vadano queste cose.

Dopo 6 anni riuscimmo a raggiungere grandi progressi: Lilly non sgroppava ,calciava e mordeva mentre veniva sellata e non si agitava durante le passeggiate in campagna. Divenne una cavalla con cui potersi permettere di fare praticamente tutto, lavoro in libertà, passeggiate a pelo e in collare, lavoro da sella serio o semplice svago; una cavalla affidabile sotto ogni punto di vista.

Con lei non ho MAI usato imboccature, redini ausiliarie, speroni o finimenti simili .
Ritengo infatti, che la vera armonia parta da dentro, dalla testa del cavallo, non da cosa indossino.
Ho recuperato diversi cavalli "ingestibili" riuscendo a montarli in capezza o addirittura in collare. I limiti sono solo nella nostra mente.
L'unico modo che abbiamo per essere realmente uniti ad un cavallo, é diventare un vero binomio. Ma cos'é un binomio? Quando lo chiedo mi vengono date risposte che posso essere riassunte in un' unica frase : "cavallo e cavaliere che diventano un'unica entità" ed é vero, due creature tanto diverse che si fondono, preda e predatore che collaborano (motivo per cui non amo il termine "equitazione naturale", non c'é niente di naturale nell'equitazione), e che, in teoria, perseguono lo stesso obbiettivo. 

I cavalli vengono lavorati al fine di seguire le nostre richieste imparando a fidarsi di noi.  Sarà il cavaliere a decidere come agire poiché l'unico modo che si ha per poter essere in sicurezza con i cavalli è che ci lascino il potere decisionale. I cavalli sono esseri viventi, possibili prede, e non ne avremo mai il totale controllo, ma comunque meglio aver fatto il possibile affinchè possano affrontare in autonomia il mondo esterno.
Creando con lui un chiaro ed efficace linguaggio possiamo quindi gettare le basi per un buon rapporto, basato sul rispetto, la fiducia e la comprensione.

I cavalli sanno già come muoversi, siamo noi a dover imparare come chiederlo, e metterli nelle condizioni ottimali per poterlo fare.
Quando ci sono delle incomprensioni, la colpa é sempre del cavaliere. Forse non è stato lavorato a dovere, forse non era pronto o magari non è stata chiara la richiesta. Insomma, mai fermarsi ai luoghi comuni del "é testardo", "non ascolta", "ha bisogno di uno strumento piú forte"  e così via.
Quante volte avete sentito dire (o voi stessi avete detto) "il mio cavallo non potrebbe mai essere cavalcato senza imboccatura, é troppo forte". Eppure il cavallo in branco rispetta le gerarchie senza costrizioni. E allora, chi ha bisogno del chiudibocca, della martingala, del morso? Il cavaliere o il cavallo?
Ogni cavallo lavorato a dovere può arrivare a fare di tutto anche senza imboccatura. Il limite é solo nostro.

Molte volte ho visto situazioni in cui il cavallo veniva trattato come un oggetto, soprattutto nel mondo dell' agonismo, quando in realtà è un animale sensibile ed unico. Per non parlare di alcuni degli strumenti utilizzati... Molti cavalieri dovrebbero insegnare ai propri cavalli a rispettare le pressioni ma, soprattutto, avrebbero bisogno di mettersi in discussione.  I cavalli imparano per progressione di richiesta. Se uno di essi subisce una leggera pressione e successivamente una piú forte, imparerà con il tempo a rispondere alla prima, in quanto cercherà di evitare il fastidio maggiore della seconda. Personalmente lavoro sugli esercizi utilizzando 4 fasi, da una piú leggera a una piú pesante, progredendo in modo crescente. Quello che ottengo è un cavallo molto collaborativo, che sembra quasi mi legga la mente. I cavalli sono estremamente sensibili, percepiscono una semplice intenzione di  richiesta o anche per esempio la nostra energia che aumenta o diminuisce... Quando diventano pesanti é semplicemente colpa dell'uomo. Che sia un arabo, un PSI, un quarter, un TPR... Sono tutti cavalli. Caratteri e passati diversi, certo, ma sempre cavalli, e sensibili allo stesso modo. Sono sopravvissuti fino ai giorni nostri grazie proprio alla loro enorme sensibilità, e dubito l'abbiano persa proprio in questi ultimi decenni.

Tutti possono intraprendere questo percorso, basta esserne davvero convinti ed essere pronti a mettersi in discussione.
Come ho detto inizialmente, ho le abilità per accompagnare i binomi su questo percorso  Se qualcuno fosse interessato prendere parte a questo viaggio può contattarmi tramite le informazione in fondo all'articolo.
Ringrazio davvero tutti dell'attenzione e per letto il mio pensiero, e grazie ancora a Beatrice  de " Il Blog Del Purosangue" per avermi ritenuto cosí interessante da dedicarmi un articolo.


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Se foste interessati ad essere seguiti da Lisa durante il percorso di formazione del binomio contattatela con:

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